Tinella |
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Quello che dopo questa brevissima presentazione troverete è stato inserito nelle curiosità come "speciale". In effetti è la nostra infinita curiosità che ci ha portato a fare una immersione davvero particolare.
Partiamo dall'inizio. Il tutto è nato nell'ambito di una collaborazione tra Ex Novo Ambiente e le persone della Cooperativa che gestiscono l'Incubatoio del Tinella (Gavirate VA), in modo particolare con il Dr. Pietro Ceccuzzi. In questo laboratorio i ricercatori della Facoltà di Biologia dell'Università dell'Insubria stanno studiando, tra le altre cose, i meccanismi biologici che regolano la riproduzione e la crescita di una preziosa specie ittica: il pesce Persico (perca fluviatilis).
Confesso che la proposta mi ha lasciato leggermente dubbioso, ma mi è bastato però ricordare quanto ho visto qualche ora prima per confermare la mia disponibilità.
Tra le altre cose ho notato una inaspettata limpidezza di alcune zone, con una visibilità di alcuni metri. Davvero inusuale in un lago che ha subito un inquinamento pesante negli anni passati, ma che fortunatamente ha visto anche interventi di recupero che hanno dato importanti frutti. Tra questi anche il sistema di ossigenazione profonda, attivato qualche anno fa, una costosa operazione che ha lasciato molti dubbi sulla sua reale efficacia e le strutture galleggianti ormai in disuso.
L'indomani ho esteso l'invito ad Alessandro Zambelli, che otre ad essere un caro amico ed un ottimo subacqueo è tra i fondatori di Ondanomala che a sua volta ha coinvolto altri "appassionati sub".
Sabato 21 aprile si sono immersi oltre a chi scrive anche Alessandro, Vittorio e Antonio. Elena con Pietro ci hanno assistito dalla barca.
Siamo entrati in corrispondenza della foce del torrente Tinella, particolarmente asciutto ed in questi giorni anche torbido a causa di lavori sulle rive a monte. La visibilità in questa zona si è rivelata modesta, non superiore ai due metri. Questo non ci ha impedito di trovare la prima striscia di uova su una fascina collocata nelle vicinanze della riva. Abbiamo proseguito l'immersione sulla franata formata dai detriti del corso d'acqua. Il fondale risulta ricoperto da foglie marciscenti cadute durante la recente stagione autunnale e da arbusti che tra i 7 e gli 8 metri di profondità hanno consentito ad un Siluro di ricavarne una tana.
Un numerosissimo banco di scardole ci ha accolto nei pressi della superficie. Poco più in profondità abbiamo notato la cospicua presenza di Boccaloni e Gobbini (Persico Sole) al riparo dei rami sommersi.
Nonostante la
nostra invadenza nessuno di questi pesci si è dato alla fuga: l’impressione è
che fossero addirittura incuriositi. Tra i molti esemplari avvistati ci ha fatto
molto piacere aver identificato alcuni persici di circa 15 cm. Sul fondale abbiamo trovato esemplari di Anodonta e Unio, alcuni rami erano invasi da Dreissena polimorfa, numerosa anche la presenza di Viviparus (chioccioline). Poco prima del termine della nostra immersione abbiamo incontrato due splendidi esemplari di Luccio Perca fermi appoggiati sul fondo, uno di circa 20 cm e l’altro che raggiungeva il mezzo metro. Non è mancato anche l’incontro con un agguerrito e velocissimo gambero che, non avendo compreso le nostre amichevoli intenzioni, si è immediatamente rifugiato tra gli arbusti sul fondo.
L’atteggiamento dei pesci in questa zona è molto simile a quello che si riscontra nelle riserve marine. Forse ciò è dovuto al fatto che nel lago di Varese sono molto rare le presenze di sub in immersione. In effetti un breve tratto della sponda, proprio dove ci siamo immersi, è completamente interdetto alla pesca sportiva o professionale: una piccola area protetta allo scopo di preservare la vita del lago.
Al termine della nostra singolare esperienza, ci siamo fatti una doccia con l’acqua fresca della risorgiva che alimenta alcune vasche dell’incubatoio. Molti degli ospiti della struttura ci guardavano stupiti.
Questa immersione si è svolta in un luogo davvero poco esplorato dai sub, in un lago che spesso si presenta poco invitante, ma che ci ha regalato sensazioni uniche: lo stupore di trovare tanta vita e l’impressione di un ambiente fecondo. Anche la sospensione che spesso disturba la nostre visuale, ad una attenta osservazione, si è rivelata composta da zooplancton (copepodi e pulci d’acqua) alla base della catena alimentare e chiave di volta per lo sviluppo della vita nel lago.
In conclusione ci auguriamo che il risultato della nostra osservazione possa essere utile a migliorare l’equilibrio biologico del Lago di Varese. Questo bacino vede infatti la presenza eccessiva di predatori alloctoni a discapito delle specie autoctone, oggetto proprio dell’attività di ricerca svolta presso l’Incubatoio del Tinella.
Queste sono le immersioni che ci piace fare, in luoghi particolari e fuori dagli schemi abituali. La nostra speranza è che questa esperienza si possa presto ripetere, in totale accordo con i ricercatori della Facoltà di Biologia presso l’Università dell’Insubria e guidati dall'esperienza delle persone dell' A.P.D. Tinella ’72 che gestiscono l'incubatoio. A tutte le persone che hanno contribuito alla realizzazione di questa singolare esperienza un caloroso ringraziamento e la promessa che presto ci ritroveremo per nuove e singolari immersioni.
Autore Pino Farè
La foto terrestri sono di Elena Luini Le immagini subaquee sono di Pino Farè Il report dell'immersione è di Antonio Balzarini
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Pino Farè fare.pino@alice.it |