Besanosauro
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Non vi nascondo che l’area del monte S. Giorgio a cui ho dedicato recentemente una proposta di itinerario, ha esercitato in me una specie di fascinazione dovuta alla straordinaria valenza naturalistica e scientifica che questa particolarissima zona riveste. E’ nata così l’idea di uno “speciale” dedicato a quegli aspetti solo appena accennati nel contesto dell’itinerario ma che meritano senz’altro un maggiore approfondimento. Mi accosto ad alcune tematiche da vera profana, senza alcuna pretesa di esaustività e completezza, ma spero in qualche modo di trasmettere l’entusiasmo e l’interesse che hanno suscitato in me…
Patrimonio dell’umanità
Dal luglio 2003 il lato svizzero del monte
è inserito nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO proprio
per la presenza di reperti paleontologici di eccezionale valore che, come recita
la targa apposta su una parete del piccolo rifugio proprio sulla cima del S.
Giorgio, “consacra il suo valore universale eccezionale, affinché sia protetto a
beneficio di tutta l’umanità”.
Una visita al museo
I reperti fossiliferi recuperati negli anni
durante gli scavi effettuati nella zona del monte San Giorgio sono oggi
conservati in alcuni musei. In Italia oltre al Museo civico di storia naturale
di Milano, gestore degli scavi, vanno annoverati: il
Museo civico dei fossili di
Besano, il civico Museo insubrico di storia naturale di Induno olona, il
Museo Butti di Viggiù, oltre al dipartimento di scienze della terra dell’università
degli studi di Milano. In territorio svizzero tali reperti sono esposti presso
il Museo dei fossili di Meride, il
Museo dell’università di Zurigo e il
Museo
cantonale di storia naturale di Lugano. Un po’ per amor patrio, un po’ per
curiosità e vicinanza logistica, ho deciso di visitare come “inviata speciale”
del nostro sito il piccolo ma interessantissimo museo di Besano, vicino a Porto
Ceresio.
Percorro accompagnata dal responsabile la
sala introduttiva dove mi colpisce immediatamente la ricostruzione del
“Saltriosauro”, primo dinosauro carnivoro ritrovato in Italia, databile circa
200 milioni di anni fa.
Il
Saltriosauro è un nobile “ospite” del museo: i suoi resti furono rinvenuti
casualmente in una cava di calcare di Saltrio nell’agosto 1996. Pur essendo
state recuperate solo poche ossa, gli studiosi sono stati in grado di
ricostruire l’esemplare: di altezza stimata pari a 4 metri e per un peso
presunto di 1,5 tonnellate, il dinosauro possedeva denti aguzzi e arti anteriori
a 3 dita. Pasini mi spiega che sono occorse 1800 ore di lavoro a cura di tecnici
qualificati per l’estrazione e la pulizia delle ossa. Questa sala è dedicata
anche ai “pionieri” ottocenteschi degli scavi nell’area in oggetto: Emilio
Cornalia che nel 1847 descrisse in una sua pubblicazione un fossile rinvenuto a
Besano e Antonio Stoppani, promotore in qualità di presidente della Società
italiana di Scienze naturali, del primo scavo scientifico a Besano. Passiamo
quindi in un’altra sala, con le vetrine curate e ben descritte dedicate a un
curioso e sorprendente protagonista dell’antica fauna del San Giorgio: il
Tanistrofeo, soprannominato
“rettile giraffa” per il suo lunghissimo e
sproporzionato collo che rappresenta più della metà dell’intera lunghezza
corporea.
La visita prosegue nella sala dedicata ai
Placodonti, rettili marini dotati di corazza con denti appiattiti e ghiotti di
molluschi, tipici del Triassico medio. Ma ecco mostrarsi i resti fossili del
terribile “Ticinosuco ferox”: da vivo raggiungeva le dimensioni di circa 2 metri
e mezzo con una bella batteria di denti aguzzi che lo rendevano un agguerrito
predatore di terra. Eccoci finalmente nella sala “reale” del museo, quella che
ospita un vero vip: il Besanosauro. Su una parete è appeso il calco in silicone
di notevoli dimensioni con l’impronta di questo rettile marino vissuto circa 235
milioni di anni fa…
Colpisce
immediatamente la somiglianza nella sua forma con l’attuale delfino e forse
questa peculiarità ce lo rende immediatamente simpatico. L’esemplare rinvenuto è
una femmina adulta: le affascinanti radiografie effettuate al momento del suo
recupero e qui esposte rivelano nel ventre 4 embrioni, suoi cuccioli. Il fossile
è lungo ben 580 cm e si presume che in vita pesasse oltre mezzo quintale!
La visita prosegue nelle sale rimanenti, allestite con vetrine dedicate a fossili di altri sorprendenti rettili, di pesci dalle forme preistoriche, di invertebrati e addirittura qualche pianta… Pasini mi riferisce che il museo è dotato di un laboratorio didattico ad uso delle scolaresche per le esercitazioni di osservazione e riconoscimento dei fossili. Insomma l’impressione che si matura uscendo dal museo di Besano è di aver visitato un vero scrigno di meraviglie evidentemente ingiustamente trascurato e poco conosciuto. Da qui la mia proposta per gli affezionati lettori di Ex Novo Ambiente speciale fossili Besano: al responsabile del museo abbiamo chiesto la disponibilità, in data ancora da concordare, per la visita guidata al museo di Besano corredata da un sopralluogo all’area degli scavi, accompagnati da guide qualificate per osservare direttamente le tracce degli affioramenti fossili e farsi un’idea concreta delle tecniche di scavo. Tenete dunque d’occhio l’area “proposte” del nostro sito e non perdete questa “fossile” opportunità!
1) Per la scheda completa dedicata al Monte San Giorgio si veda il sito ufficiale dell'UNESCO http:/whc.unesco.org/en/list/1090. Si veda anche il "Comunicato stampa" dell'UFAFP Ufficio federale dell'ambiente, delle foreste e del paesaggio, pubblicato sul sito www.montesangiorgio.ch
2) Per maggiori informazioni si veda il sito della Commissione Nazionale italiana www.unesco.it
3) L' attuale Sindaco del Comune di Besano si è reso disponibile per un intervista sull'iter e le prospettive della domanda presentata per l'inserimento nella Lista dell'Unesco. L'intervista sarà prossimamente pubblicata sul nostro sito.
4) Ringrazio vivamente per la cortese disponibilità, la competenza e la passione il sig. Gianni Pasini e la Cooperativa "Fossilia s.n.c", gestore del Museo Civico dei Fossili di Besano. Tutte le fotografie presenti nel testo sono state scattate presso la sede del Museo.
Autore Sara Sinigaglia
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